Linda, raccontaci un po’ di te
Ho 38 anni, vivo a Faenza (Ravenna), sono mamma di 4 bambini (da 11 a 2 anni), sono scrittrice, blogger ed educatrice.
Com’eri da bambina?
Ribelle e testarda come ora, adoravo la natura e gli animali e mi piaceva tantissimo scrivere. Diciamo che non sono cambiata molto.
Quali erano i tuoi libri preferiti durante l’infanzia?
Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, David Copperfield e il Buio oltre la Siepe di Harper Lee.
Chi o cosa ti ispira?
Mi ispirano le persone che si battono per gli ideali: chi, anche se da solo, si alza e inizia ad andare controcorrente, creando intorno una rete di resistenza. Chi lotta senza sapere di poter vincere, ma perché lo ritiene giusto. Mi ispirano i gruppi che lottano con azioni di disobbedienza civile e non violenta, mi ispira chi non ha paura dei pregiudizi, chi non ha paura di attirare scontenti, di mettersi contro gli interessi consolidati e i poteri forti, mi ispira chi non ha paura di mettersi in prima linea e metterci la faccia, pagandone le conseguenze. Non mi ispira la mediocrità, il conformismo e il potere.
Cosa stai leggendo ora?
Il Mondo che Vogliamo, di Carola Rackete, e Possiamo Salvare il Mondo Prima di Cena di Foer.
Quali sfide hanno contribuito a farti diventare quella che sei?
Alle superiori ero volontaria in una Bottega del Commercio Equo e Solidale e lì ho appreso tutti i meccanismi di sfruttamento e ingiustizia nel Nord Sud del mondo.
Poi ho continuato a frequentare i gruppi di Manitese, ma non ero molto sicura di me, avevo poca autostima ed ero molto confusa su cosa avrei voluto fare. Ho frequentato l’Università a Bologna, facendo molto volontariato nelle carceri e nel sociale. Dopo il matrimonio, con la nascita dei nostri figli, io e mio marito ci siamo chiesti che mondo volevamo lasciare loro. Ma non avevamo molti strumenti, eravamo anche un po’ spaventati e confusi. Poi, dopo un brutto incidente stradale, la nostra vita ha subito una svolta brusca. Abbiamo deciso di non ricomprarci l’auto per qualche mese, e nonostante le pressioni a farcela ricomprare, nonostante tutti a quel tempo ci dicessero “siete matti” abbiamo resistito. Per noi è stata una sfida. Abbiamo approfondito le nostre motivazioni e soprattutto abbiamo creato una rete nazionale di famiglie che non hanno l’auto (v. Famiglie senz’auto, gruppo Facebook) o si impegnano a ridurne l’uso. E’ stato fantastico, una vera svolta nella mia/nostra vita. Dal senso di privazione ed emarginazione, ci siamo riscattati: eravamo fieri di non avere l’auto, non era una privazione ma una scelta consapevole.
Abbiamo capito che bisognava andare oltre l’individualismo, o meglio il “familismo”. Era necessario buttarsi nel mondo, per cambiarlo, dal basso, testimoniando che un cambiamento è possibile, bello e necessario. Abbiamo cambiato ogni aspetto, con calma e gradualità, ma anche con onestà, una sfida dopo l’altra: non solo mobilità sostenibile, ma anche alimentazione sostenibile, ci siamo impegnati di più nei gruppi di acquisto solidali, abbiamo contattato produttori locali che ci vendessero tutto sfuso, poi pian piano siamo diventati vegetariani e vegani, abbiamo monitorato e ridotto i rifiuti, infine abbiamo comprato e ristrutturato un vecchio appartamento in condominio, rendendolo al 100% riscaldato e illuminato con energia rinnovabile, con pannelli fotovoltaici e pompa di calore, senza gas fossile, con un dispositivo che recupera le acque grigie del lavabo e della doccia. Non è stato semplice, è stata la sfida più difficile, perché in Italia non c’è ancora la pratica consolidata della ristrutturazione degli appartamenti in condominio, ma quello è il futuro. Non possiamo costruire case nuove, neppure se ecologiche, il suolo non va più occupato. Ci sono così tante case vuote, dobbiamo ristrutturare quelle!
Insomma, posso dire che da quell’incidente, è come se avessi finalmente trovato la mia strada. Da allora ho iniziato a testimoniare, scrivere articoli, libri (6 libri finora), ho portato avanti battaglie e progetti…è come se tutta l’energia repressa dentro di me, avesse trovato una strada dove incanalarsi.
Raccontaci qual è il progetto a cui stai lavorando ora che ti sta più a cuore?
Le strade scolastiche. Liberare le aree davanti alla scuola dalle auto, perché quello che succede ogni giorno è una vergogna nazionale. Io mi batto da anni, a Faenza, in solitaria o quasi, almeno nella mia scuola, attirandomi anche tante antipatie. Siamo un gruppo molto ristretto. Ho visto gente che non voleva aiutarmi solo perché aveva paura di attirare scontenti. Ho sperimentato ipocrisie e meschinità. Per fortuna questa battaglia è comune a tanti altri attivisti in tutta Italia, ci siamo confrontati e abbiamo deciso di lanciare una campagna nazionale. Le scuole non dovrebbero essere accessibili alle auto, ma solo a piedi, o in bici e i comuni dovrebbero essere obbligati a creare aree car free in un raggio di 200-550 metri anche perché le ricerche dicono che lì si concentrano gli inquinanti dei gas di scarico. Sto quindi portando avanti una campagna nazionale, da almeno 1 anno, la norma è già in esame al Parlamento, e la stiamo rilanciando anche in Regione.
Vivendo senz’auto, lotto per tutto quello che ha a che fare con la mobilità sostenibile, per creare città car free, ridurre lo smog e gli incidenti stradali. E’ fondamentale che l’Italia riduca il tasso di motorizzazione (645 auto ogni 1000 abitanti) che attualmente è il secondo più alto in Europa. Meno auto e staremo tutti molto meglio.
3 cose che possiamo fare tutti a partire da ora
- Andare a piedi per distanze inferiori a 1,5 km, andare in bici per distanze inferiori a 4 km, consultare Google Maps per capire se c’è una possibilità di andare in autobus o treno invece che in auto, per distanze maggiori,
- ridurre gli imballaggi e comprare soprattutto sfuso,
- comprare locale e non andare nei centri commerciali.
1 cosa che dovremmo fare di più coi bambini e con le bambine
Stare con loro, lasciarli giocare spontaneamente senza acquistare nulla.
Come spiegare ai bambini piccoli (sotto i 5 anni), in modo che capiscano, l’impatto che anche la più piccola delle azioni ha sull’ecosistema?
I bambini sono concreti, dobbiamo partire dai 5 sensi: olfatto, udito, tatto, vista, gusto.
Olfatto: Far capire ai bambini quanto puzza un motore, e quindi quant’è meglio andare in bici o a piedi piuttosto che in auto, per non “puzzare” l’aria. Quando vado in bici coi bimbi, e ci passano avanti le auto, loro spontaneamente si tappano il naso e fanno “bleahhh” da lì è facile parlare dell’inquinamento e loro capiscono subito, viene spontaneo.
Tatto e gusto: Mostrare loro quanti rifiuti si fanno con una merendina, e farli divertire invece a impastrocchiare con farina e zucchero per fare torte e biscotti, provarli, assaggiare, cambiare ricetta.
Vista: Fargli vedere la bellezza di un albero, e fargli capire che non dobbiamo sprecare carta, fargli vedere la bellezza di un fiume e spiegargli che non dobbiamo sprecare acqua.
Udito: anche qui si può spiegare ai bambini quanto è sgradevole sentire continuamente clacson, rumori di auto, al contrario di quanto è bello sentire il fruscio delle foglie, il canto degli uccellini.
Quali mezzi (libri o altro), per coinvolgere anche i genitori?
E’ importante parlare di ecologia ai genitori fin da prima che diventino genitori! Fin dai corsi prematrimoniali o nei corsi per gestanti, perché si possono mettere in pratica tante piccole scelte per diminuire l’impatto ambientale.
Io ho scritto vari libri, per famiglie e bambini. In particolare, Occidoria e i Territori Ribelli (Dissensi Editore), un romanzo fantasy sulle ingiustizie ambientali e sociali, che tratta di tutte le tematiche in forma avventurosa, è un bel libro per tutti. Con schede didattiche corredate. Uno più specifico e per adulti: Vivo senz’auto (Macro Edizioni), e Impatto Zero, Vademecum per famiglia a rifiuti zero (Dissensi Editore).
Come coinvolgere le famiglie nei percorsi dei bambini?
Con assemblee, feste, corsi di formazione, tutti improntati agli stili di vita. Fondamentale, però, è anche il coinvolgimento delle insegnanti, dei prof, perché quando la scuola collabora, abbiamo già mezzo lavoro fatto.
Come dare valore al percorso fatto sul territorio?
Bisogna parlarne, non solo in riunioni, ma anche valorizzarlo sui social, con una comunicazione bella, efficace e positiva. Le foto attirano molto, mi sono accorta che una bella foto vale più di molte parole. Allora perché non usare questa efficacia per fini positivi? Per questo è importante curare anche la comunicazione, che sia spontanea, colorata, che faccia capire che il cambiamento è bello e desiderabile. Ma non si può comunicare solo cose positive, bisogna alternare, a mio parere, altrimenti si cade nel Greenwashing. Io alterno sempre comunicazione di protesta, di ribellione, e comunicazione positiva.
Quale atteggiamento è corretto assumere nei confronti di insegnanti e/o educatori che restano indifferenti o anzi danno il cattivo esempio riguardo a queste tematiche?
Non cedere allo scoraggiamento. Con il massimo rispetto nei toni ma anche con fermezza e senza remissività, occorre continuare a chiedere, mostrare evidenze scientifiche. Se questo non sortisce effetto, andare dalla preside e parlarne. Portare l’attenzione al consiglio di istituto. Senza astio, né polemica. Con assoluta serenità, so che è difficile, ma va fatto.
Quali sono gli strumenti, progetti ed esperienze più efficaci che utilizzeresti per trasmettere alle nuove generazioni l’amore e il rispetto per la nostra Terra?
Ce ne sono tanti: cinema, arte, musica, mostre fotografiche, ma quello che amo di più è la lettura, un buon libro è forse lo strumento migliore. Ma anche biciclettate, flashmob di protesta, “critical mass” sono azioni di grande impatto mediatico ma anche molto divertenti per i giovani. Io, mio marito e i nostri bambini abbiamo spesso partecipato a marce, scioperi per il clima e anche azioni di disobbedienza civile, pacifiche, come la critical mass di Extinction Rebellion. I bambini apprendono e si divertono al contempo.
Mi suggeriresti delle attività da fare con i bambini per trasmettere questi valori?
Di progetti belli ce ne sono tanti, ad esempio:
- monitorare quanti bimbi vanno a scuola in bici/piedi/bus ogni giorno e fare una sorta di concorso;
- fare un gioco tra chi riempie meno il cestino della differenziata;
- portarli ogni giorno in giro per la città, in bici, a piedi oppure abituarli a prendere i mezzi pubblici e insieme a loro capire quello che va bene, e quello che non va, quello che ostacola il loro movimento autonomo, quello che li spaventa, quello che non è a misura loro e chiedere “se tu fossi sindaco, cosa faresti per cambiare?”. La città deve essere a misura di bambino, quando i bambini si sentono coinvolti, sentono di avere un peso, possono tirare fuori idee fantastiche!
Quali esperienze rivolte alle famiglie consiglieresti per valorizzare e far capire l’importanza di queste tematiche?
Una bella vacanza in treno, per tutta la famiglia, in regioni che favoriscono la mobilità sostenibile oppure, da fare tutto l’anno, iscriversi alle associazioni locali, soprattutto i GAS (gruppi di acquisto sostenibile) e iniziare a fare piccoli e continui passi di cambiamento!
1 minuto di futuro: Come immagini il mondo dopo il 2030?
Lo immagino (o meglio lo spero) con tutte le città car free, con trenini elettrici e bus elettrici che arrivano fin nei paesi, poche auto elettriche in condivisione e quasi nessuna auto di proprietà. Mercatini locali, tutto sfuso e vuoto a rendere. Vietata la plastica usa e getta. Città con boschetti urbani, condomini come alveari verdi, bambini che vanno a scuola da soli, in bici, piedi o tram. Pannelli fotovoltaici su tutti i tetti. (In realtà questo esiste già, basti andare a Vauban Friburgo).
Poi vorrei vedere pale eoliche in mare usando le vecchie piattaforme petrolifere e zero gas e petrolio estratto. Vorrei vedere tutti i vecchi condomini ristrutturati e ricoperti dal verde, anche sopra ai tetti. La gente lavorerà solo 4 ore al giorno, ridurrà i consumi inutili, e ci sarà tempo da dedicare alla famiglia e al volontariato. Nessuna discriminazione, nessuna frontiera, una società multiculturale. Nessuna disuguaglianza perché finalmente sarà imposto un tetto limite massimo e minimo allo stipendio e fiscalità fortemente progressiva.
Dove possiamo trovarti online?
Il mio blog sul Fatto Quotidiano è spesso aggiornato, poi ci sono i miei blog Famiglie senz’auto e Famiglie rifiuti zero. Pagina Facebook ‘Vivo senz’auto’.
Salutiamoci con una citazione
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, Mahatma Gandhi.
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