Guida per le famiglie in quarantena: prospettive, routine, outdoor ed emozioni

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Guida per le famiglie in quarantena: prospettive, routine, outdoor ed emozioni
| Aprile 24, 2020 | Pubblicato in Guide Guide

Abbiamo creato una tavola rotonda composta da una documentarista, una psicologa, una educatrice outdoor e una blogger per parlare di cambio di prospettiva, emozioni, routine e ritmo, gioco con materiali naturali. 

Guida da te la tua canoa

Anna Pollio, mamma, documentarista, insegnante. www.storielibere.it – www.disimparare.it

Ieri sera ero in zoom con altri genitori.

“Quante ore di lezione segue Gaia al giorno? Quest’anno restano indietro, bisognerebbe aumentare i compiti ”.

“Va bene così, dico io, per me è importante che abbia dei momenti per sé stessa, per ascoltare musica, per annoiarsi”.

“Gli insegnanti dovrebbero controllare di più i ragazzi durante le lezioni, alcuni si distraggono perché spengono la camera. Io sarei per le punizioni, ad esempio assegnare un’insufficienza a chi non segue”.

Le mie orecchie ascoltano, sorrido e penso cosa dovrò cucinare per cena. All’improvviso arriva un ricordo della mia infanzia: la serie di Pippicalzelunghe. Com’è volato il tempo e ora sono dall’altra parte! Cosa avrebbe pensato di questi discorsi la regina dei mari?

Una bambina indipendente, curiosa, affettuosa, temeraria. Ecco chi era Pippilotta per Astrid Lindgren, e così l’aveva immaginata nel suo romanzo scritto in Svezia nel 1945.

Pippi mette in chiaro che i metodi autoritari non fanno per lei. Non vuole andare a scuola ed è capace di badare a se stessa e anche di guidare una nave, se solo vuole!

Una provocazione per quei tempi, chiaro.

Chiediamoci se oggi è educativo usare parole come: sorvegliare, obbligare, punire, correggere.

Si, è giusto. Non possono fare quello che vogliono, altrimenti non imparano niente, risponderebbe mia mamma.

In Italia, negli anni Cinquanta, Gianni Rodari stava rivoluzionando il mondo della letteratura per ragazzi. Ecco cosa scriveva ai suoi alunni: “La conoscenza non è una quantità ma è una ricerca”.

Quindi imparare è un’esplorazione, è un viaggio?

Si possono usare parole come: entusiasmo, felicità, amore per definire lo studio?

Si, è consigliato, risponderebbe ai suoi allievi.

Aprile 2020, torniamo al mio zoom.

Nessuno di noi ha le risposte per la situazione che stiamo vivendo.

E allora facciamoci le giuste domande.

Chiediamoci cosa serve davvero in questo momento e non cerchiamo di colmare i vuoti con le nostre ansie.


Lo spazio pomeridiano del silenzio

Anna Trecca, blogger e designer, Rock e Ninna Nanne

Impostare una routine con i bambini a mio avviso non serve solo a noi genitori, ma aiuta soprattutto i bambini ad avere maggiore sicurezza e una buona dose di autonomia nella gestione del loro tempo.

I bambini che sanno per grandi linee cosa “gli aspetta” durante la giornata, affrontano il tempo in maniera propositiva, con minore ansia e senza stress. Impiegare il tempo diventa semplice per loro che imparano a riconoscere nei vari momenti della giornata quello che hanno esattamente da fare e semplice per noi, che, riusciamo così a svolgere in maniera meno affannosa tutte le varie mansioni che ricopriamo oltre quella di genitori.

Buona parte della routine spesso si risolve seguendo gli impegni scolastici ed extrascolastici, ma quando il tempo a disposizione diventa improvvisamente tutto libero e vuoto, come in questo periodo di quarantena il gioco si fa duro.

Nella nostra routine, nonostante l’avvento del covid-19, è rimasto fisso il silenzio pomeridiano. All’incirca tra le 14:00 e le 16:00 ognuno di noi è invitato a riposarsi, non necessariamente dormendo. I bambini possono dormire e capita spesso che li ritrovi addormentati, possono leggere, giocare in silenzio sul letto, disegnare, sfogliare una rivista, ma ognuno sul suo letto e in rigoroso silenzio, per non disturbare gli altri. Niente video giochi, pc o cellulare.

Foto di Anna Trecca

I miei figli lo rispettano il silenzio? Hanno imparato a farlo. Non è successo nel giro di due giorni, a volte protestano ancora, altre fanno i furbetti, nascondendo cellulari e videogiochi sotto il cuscino, ma il linea di massima riconoscono la regola e la rispettano.


Giocare con materiali naturali in casa

Maria Principalli, maestra della Scuola Naturale di Ostia, esperta in outdoor education

Come maestra di Scuola Naturale – progetto di educazione sperimentale Asilo del Mare e del Bosco, mi sono molto interrogata su cosa sia più opportuno proporre per restare in contatto con le famiglie e coerenti col lavoro svolto nel regolare svolgimento dell’anno.

In prima istanza portiamo avanti la riflessione sui materiali utilizzati. Cerchiamo di evitare quei lavori che necessitano paciughi di colle, plastiche ecc…, inseguendo l’ideale di realizzare manufatti che una volta inutilizzati possano finire serenamente nell’organico anziché nell’indifferenziata, o l’utilizzo di oggetti “prestati” momentaneamente al gioco, come bottoni cuciti sui calzini per farne marionette e che possono poi tornare al loro uso deputato.

Ricerchiamo in casa quelli che sono i semi disponibili nelle nostre cucine, e quindi come piccoli esploratori scopriamo nelle nostre cucine semi di arancia, limone e fragole recuperati dalla colazione, lenticchie, semi di peperoni rossi e gialli da poter interrare e annaffiare. Pazientiamo e scopriamo quali opportunità possiamo ricavare sui nostri davanzali e balconi.

Facciamo Birdwatching urbano osservando gli uccelli che sorvolano le nostre finestre, osserviamo gli insetti attirati dalle piante in casa, sui balconi, nei giardini condominiali, per chi ha la fortuna di averne. Ci sforziamo di riconoscerli e arricchire il bagaglio delle nomenclature.

Foto di Maria Principalli

Al momento, sto suggerendo la preparazione di impasti (focacce, dolci), che da un lato pongono esperienze molto interessanti dal punto di vista tattile e sensoriale – le materie prime si trasformano manipolandole, cambiano consistenza, colore e odore a contatto con acqua, olio, per non parlare della trasformazione di consistenza, colore, odore,  dopo la cottura! – e dall’altro si rivelano molto importanti nell’interazione adulto-bambino.

Porto avanti letture animate e canzoni che riportino ad immagini di natura e bellezza, con l’intento di riportare a livello immaginativo le bimbe e i bimbi nella nostra aula in spiaggia e di incoraggiare l’introduzione di nuove parole del lessico marinaresco.

Per quello che faccio, spero che tra le possibili soluzioni per il futuro ci siano le Scuole Naturali che, da sempre, mettono al centro il benessere psicofisico dei bambini.

E se a settembre venisse effettuata una manutenzione straordinaria dei giardini e cortili scolastici? E se le aule fossero anche spiagge, boschi, pinete, e aree naturali?

Foto di Maria Principalli

E se l’educazione all’aperto e l’educazione diffusa sul territorio diventassero i “luoghi” per ripensare non solo l’apprendimento, ma luoghi per riconsiderare collettivamente il concetto di Stato di Salute?

Ci voglio fortemente sperare.


Riflessioni per noi che non vogliamo smettere di cercar cose.

Diana Prada, psicologa, psicoterapeuta sistemico-familiare, con la passione per cercare cose.

Nel preparare questo breve scritto da condividere con voi, m’è tornato tra le mani un testo che raccoglie gli atti del convegno “esiste ancora il bambino nel mondo?” tenuto nell’aprile del 2012 a Cernusco sul Naviglio. Ho trovato la domanda molto attuale e ho pensato ai professionisti e ai genitori che in questo periodo si interrogano sulla sensazione che le autorità si siano dimenticate dei bambini e delle bambine in Italia. 

Stiamo vivendo tutti un tempo strano, frastornante, che ci porta nell’incertezza del domani, ci pone domande sull’oggi e fa ripensare il nostro ieri. Potremmo dire che sta portando alla luce criticità che già erano presenti nel nostro quotidiano. Ci sta ponendo di fronte a nuove sfide quotidiane. Ripeto lo stiamo vivendo. E noi lo riconosciamo.

Il primo invito che mi sento di fare alla comunità dei lettori è: noi non dimentichiamoci del Bambino nel mondo, del Bambino che ogni giorno ci guarda con gli occhi sorpresi e del Bambino che è in noi.

Mi soffermo qualche istante sul tema del tempo perché credo sia un preludio abbastanza importante come punto di condivisione di esperienza collettiva. Con questa quarantena la nostra gestione del tempo e dello spazio è stata forzata, ha subito uno scossone dall’esterno, il flusso in cui eravamo immersi ha cambiato ritmo e direzione. La direzione non si capisce più quale sia. Sembra di viaggiare su binari incerti. Capita che il tempo sia così vago che dobbiamo sforzarci di ricordare il giorno della settimana..

Pensate ora al tempo del bambino. Facciamo insieme un’immaginazione partendo dal momento della nascita, uno spazio-tempo che si trova a fluire in una realtà nuova. Una nuova vita che cambia spazi e tempi della famiglia in cui arriva. Corriamo poi in avanti con la fantasia e pensiamo all’anno, ai famosi terrible two e via verso i tre. Il rapporto con gli altri bambini, i giochi e la curiosità fino all’arrivo a scuola. Ci sono caratteristiche che accomunano lo sviluppo di tutti gli esseri umani da declinare poi nelle differenze personologiche, delle famiglie e dei contesti sociali in cui sono inseriti. 

Quello che vorrei proporvi è di osservare tra le fessure delle cose che accadono, di prendere le redini del tempo in cui state vivendo, voi con le vostre famiglie e i vostri bambini. Non fate che questa sia una parentesi ma che sia un momento vissuto a pieno. Nel tempo della primavera siamo come dei bulbi che da secchi e freddi fan spuntare un piccolo stelo, le foglie e poi il bel fiore. Lo sforzo è riconoscere i piccoli movimenti quotidiani. Non occorre andare chissà dove a trovare chi ci dica cosa sia meglio o peggio fare, ma cercar di assaporare quello che abbiamo vicino. Osserviamo cosa è più utile alla nostra famiglia! 

Proviamo a vedere se quando ci mettiamo insieme ad impastare il pane qualcosa nell’aria cambia. Proviamo ad ascoltare cosa accade se ci facciamo un bel bagno profumato, se al mattino ci alziamo, vestiamo o se rimaniamo una settimana in pigiama. Osserviamo e se necessario segniamolo su un quaderno. Possiamo anche creare un diario (sia noi grandi, sia se i bambini in famiglia sono già in grado in base all’età) delle cose imparate ad aprile, arricchito con i disegni, o dove scrivere le ricette sperimentate. Adoperiamoci in giardino o sul balcone, piantiamo.  

Vi riporto le indicazioni generali su cui gli esperti psicologi convengono, le buone prassi da attuare in famiglia. In primo luogo limitare l’uso della tecnologia da parte dei bambini. Non abbiate timore di dire no, i nostri bambini vogliono sapere da voi come e cosa fare. 

Altra cosa sono gli orari del risveglio e del sonno, cercate di mantenere dei ritmi costanti, di accompagnare i bambini nei momenti di transizione dalla veglia al sonno. Fateli sentire sicuri. Voi siete li e quello è ciò che conta. 

Assolutamente non esporre i bambini ai telegiornali o alle informazioni continue in merito alla situazione di emergenza e pericolo. Le immagini sui bambini hanno effetti diversi che sull’adulto. Quando sottopongo ripetutamente un bambino ad esempio all’immagine di malati o morte se riprodotta 5 volte,  sono morte 5 persone.. non sottovalutate questa cosa, è un grosso affaticamento e può arrivare a creare traumi importanti nei bambini.  

Questo tempo ci richiede anche un’attenzione alle parole che usiamo, condivido la riflessione di alcune colleghe, evitiamo di parlare di ansia. C’è qualcosa di onomatopeico in questa parola, il suono della A è apertura, infinita, è difficile da contenere. E una N e una S tutte lettere che non hanno uno stop. L’ansia rischia di circondarci e non è facile poi fermarla. Piuttosto parliamo di paura, è un’emozione che nella vita ci accade di provare, a volte anche ci salva la vita, evita che ci cacciamo nei guai. Pensiamo di nuovi a come pronunciamo la parola: P parte da un punto, si A-pre ma poi c’è la U che chiude la nostra bocca. Con la paura possiamo dialogare, non dobbiamo subire la paura, ma qualcosa può farci paura. proviamo a renderla qualcosa fuori di noi. Insieme ai bambini possiamo trovare delle soluzioni concrete per far si che la u di paura non faccia prendere troppo spazio alla a.

Guardiamo la paura con curiosità e stupore e da esperti cerca cose.. cerchiamo cose che possano aiutarci. Sono lì a fianco a noi. 

Vi lascio con alcune domande: Mi hanno raccontato che per alcune famiglie il mattino è il tempo dei compiti, della lettura e del disegno e nel pomeriggio il tempo del gioco.  

In famiglia voi come scandite la giornata? Ci sono attività particolari che fate la domenica e che la differenziano da tutti gli altri giorni della settimana? Quali sono i nuovi rituali nati in questo periodo a casa tutti insieme? Ripensando a questi giorni a casa, c’è un momento, una situazione che vi ha fatto sorridere? Vi siete confrontati con altri su quali siano le cose che loro mettono in pratica e gli sembra siano utili per la loro famiglia? C’è qualcosa che loro fanno che pensate sia interessante e dalla quale avete preso spunto?

Facciamo che i vincoli di questo tempo diventino possibilità.

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